Strategie per (ri)costruire il futuro

La parola chiave per la ripresa, che deve essere riferimento per tutte le scelte e strategie per il nostro Paese e la nostra città è quella di “ripresa resiliente” . Dare priorità assoluta a tutte quelle strategie e politiche che incidono positivamente su creazione di valore economico e lavoro e, contemporaneamente, su sostenibilità ambientale, salute e ricchezza di tempo e di senso del vivere.

La prima è quella dell’economia circolare. Progettare i prodotti “dalla culla alla culla” in modo tale che al termine del loro ciclo di vita possano dar vita a nuovi prodotti invece che finire nell’indifferenziata. Contribuendo così in modo decisivo a disaccoppiare la creazione di valore economico dalla distruzione di risorse naturali.

La seconda strada è quella dello smart work. È assolutamente resiliente perché può aumentare la nostra produttività, migliora l’impatto ambientale, riduce la nostra esposizione agli shock pandemici e ci rende più ricchi di tempo favorendo la conciliazione tra vita di lavoro e vita di affetti. A regime la pubblica amministrazione potrebbe avere come obiettivo ideale fino a 3 giorni di smart work su cinque (contribuendo così a ridurre per parte propria del 60% il traffico urbano).

Lo smart work andrà accompagnato da investimenti necessari per ridurre le sue tre principali criticità: il problema del comfort della postazione di lavoro domestica (qualità della connessione, del pc e dell’abitazione), quello della ripartizione dei compiti di cura in casa (evitando il rischio di aggravamento soprattutto per le donne) e quello dei rapporti tra datore di lavoro e lavoratore per evitare da una parte sfruttamento e dall’altra scarsa produttività.

Un’altra politica resiliente è quella dello stimolo fiscale all’efficientamento energetico degli edifici (ecobonus) fornendo al contempo un formidabile stimolo al settore edilizio e contribuendo a ridurre gli oneri in bolletta per i cittadini. Prioritarie anche le scelte di mobilità sostenibile e il sostegno finanziario all’innovazione in materia di sostenibilità.

Con il paradigma dell’economia civile sosteniamo da anni che i problemi sociali ed economici in società complesse come le nostre non si possono risolvere solo con un intervento dall’alto di istituzioni illuminate e l’azione dei meccanismi di mercato. C’è bisogno invece di cittadinanza attiva (degli stili e delle scelte di vita dei cittadini da soli e in forma organizzata nelle loro rappresentanze) e di imprese responsabili.

 

Dunque, senza il concorso dei cittadini e del coordinamento di tante scelte individuali responsabili non c’è via d’uscita. Il coordinamento in larghissima parte c’è stato e i risultati sono stati raggiunti. Se alla fine della pandemia mettessimo lo stesso impegno e capacità di coordinamento nel votare col portafoglio (ovvero nel premiare coi nostri consumi e risparmi le aziende leader nella capacità di coniugare creazione di valore economico con la responsabilità sociale ed ambientale) molti dei problemi che abbiamo sarebbero risolti.

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