Nuove Opportunità: speranza e riscatto oltre le difficoltà
Tavola rotonda al Festincontro AC – Malmissole, 17 maggio 2025
Sabato 17 maggio, presso la chiesa di Malmissole, si è tenuto il secondo appuntamento del Festincontro 2025 dell’Azione Cattolica diocesana di Forlì-Bertinoro. Dopo l’incontro inaugurale con Elena Granata, ospite delle Officine delle Idee, la rassegna è proseguita con una serata intensa e toccante dal titolo “Nuove Opportunità”: una tavola rotonda sul tema del carcere, del reinserimento sociale e della speranza che può rinascere anche nelle situazioni più difficili.
A moderare l’incontro il Responsabile Adulti Diocesano, Enrico Nanni, affiancato da ospiti che, attraverso la loro esperienza, ogni giorno toccano con mano le ferite e le possibilità di rinascita legate al mondo del carcere e delle dipendenze:
- Andrea Lucitelli, responsabile della comunità terapeutica di Fornò;
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Maria Paola Zaniboni, operatrice della Casa della Speranza di Malmissole;
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Ebrima, un giovane che sta ricostruendo la propria vita dopo l’esperienza della detenzione e della comunità.
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don Enzo Zannoni, cappellano della Casa Circondariale di Forlì;
Il carcere: ferita e specchio della società
Il dialogo si è aperto con una domanda tanto provocatoria quanto necessaria: “Perché siete voi ad andare in carcere e non io?”. Una riflessione che ha invitato tutti a superare il giudizio e a guardare l’altro come fratello, anche quando ha compiuto scelte sbagliate, trovandosi di fronte o immerso in situazioni molto difficili. Scelte, che, in modi diversi, possono essere parte dell’esperienza di ciascuno di noi, e delle quali ci possiamo trovare ugualmente protagonisti.
Maria Paola Zaniboni ha descritto il metodo educativo della Casa della Speranza, fondato sull’ascolto e sulla convinzione che ogni persona custodisca in sé una forza capace di rinascita. “In ognuno di loro ho scoperto qualcosa di mio”, ha condiviso.
Ebrima ha raccontato il carcere come “un anno lungo vent’anni”, ma anche come il tempo in cui ha incontrato qualcuno che gli ha indicato una strada nuova: don Enzo, la comunità, e la possibilità di tornare a sperare.
Andrea Lucitelli ha spiegato che la comunità non è un luogo di punizione, ma di relazione e responsabilità: uno spazio dove imparare a convivere con il dolore senza nascondersi nelle dipendenze.
Don Enzo Zannoni ha testimoniato che, pur nella sofferenza e nel limite, il carcere può diventare luogo in cui il Vangelo si fa carne, dove l’umanità si rivela in tutta la sua verità.
La speranza: non illusione, ma scelta quotidiana
Nella seconda parte dell’incontro, la riflessione si è concentrata sul tema della speranza. Non una speranza ingenua, ma una scelta concreta e quotidiana di apertura e fiducia, da vivere e costruire insieme.
Maria Paola ha sottolineato che la speranza non si porta agli altri come un pacchetto chiuso, ma nasce da un cammino reciproco. “Ogni mattina iniziamo leggendo il Vangelo: è il nostro manuale di istruzioni”.
Ebrima ha aggiunto: “Da soli non ce la si fa. La speranza l’ho cercata, ma è servito qualcuno che mi accompagnasse”. La sua voce ha toccato i cuori, ricordando che ogni percorso di rinascita ha bisogno di mani tese.
Andrea ha offerto un’immagine forte: “Le brutte certezze rassicurano ma chiudono, la bella speranza è rischiosa, ma apre alla vita”, ricordando che occorre comunque partire dalle certezze, che, seppure brutte, rappresentano quello che siamo e da cui dobbiamo partire con consapevolezza e responsabilità.
Don Enzo ha concluso definendo la speranza come una certezza che accetta la scommessa, fondata non su parole astratte, ma su volti, incontri, storie. “La Chiesa sinodale non può dimenticare il carcere – ha detto – perché è lì che si impara il perdono e si riscopre il bisogno universale di rieducazione”.
Una festa che continua nel segno della condivisione
Dopo il momento di ascolto e riflessione, la serata è proseguita con lo swap party, occasione di scambio solidale di abiti e oggetti, in uno stile di economia circolare e sobrietà creativa.
È seguita una cena conviviale, vissuta in un clima di fraternità e dialogo, che ha rafforzato i legami tra i partecipanti e permesso di gustare il valore dello stare insieme.
La festa è poi entrata nel vivo grazie all’animazione e ai giochi del Settore Giovani di AC, che hanno portato entusiasmo e leggerezza: segni concreti che la speranza passa anche attraverso la gioia, il gioco e l’incontro autentico.
“Possa il Giubileo riabilitare la speranza per tutti” – si legge nella bolla di indizione del Giubileo 2025.
E questa serata a Malmissole ne è stata un’anteprima concreta:
una Chiesa che ascolta, accompagna, e cammina con chi cerca una seconda possibilità.
Cesare Visotti