Placemaker: costruire la città del futuro tra economia, cura e bellezza

Elena Granata inaugura il Festincontro 2025 a Forlì

Con un incontro denso di contenuti e ricco di spunti, si è aperto a Forlì il Festincontro 2025, promosso dall’Azione Cattolica diocesana. L’evento inaugurale, organizzato in collaborazione con Officina delle Idee, ha visto come ospite Elena Granata, urbanista e docente al Politecnico di Milano, introdotta e accompagnata nel dialogo da Paolo Venturi, direttore di AICCON.

In un locale gremito e partecipe, Granata ha saputo intrecciare con grande lucidità e passione alcuni dei temi più urgenti del nostro tempo: la città, l’economia, la rigenerazione urbana, l’abitare, la comunità e il futuro.

La città non è solo un insieme di edifici

“La città non è una semplice somma di case” – ha affermato Elena – “ma lo spazio di connessione tra le abitazioni: ciò che accade in mezzo, le relazioni, le emozioni, gli incontri, le possibilità”. Una riflessione che mette in discussione anche le definizioni tecniche e linguistiche, spesso riduttive, che trascurano la dimensione umana e comunitaria del vivere urbano.

Economia dei luoghi, non solo dei flussi

Affrontando il tema dell’economia, Elena Granata ha provocato il pubblico con una domanda cruciale: che tipo di economia vogliamo nelle nostre città? Quella dei flussi, legata al turismo e alla rendita, o quella dei luoghi, delle prossimità e delle relazioni? L’intervento ha toccato la questione abitativa, denunciando i rischi di un modello economico estrattivo che sacrifica la qualità della vita dei residenti in nome del profitto. “Se affitto la mia casa a turisti – ha detto – poi non posso lamentarmi se mancano gli infermieri o i tramvieri in città”.

L’abitare come diritto e responsabilità condivisa

Il discorso si è poi allargato all’etica dell’abitare, sempre più riconosciuto anche nel mondo aziendale come parte del welfare. “Possiamo pensare a un piano urbanistico che metta al centro la felicità?” ha domandato Elena, sottolineando come l’abitare non sia solo questione di metri quadri, ma di senso, relazione e radicamento. E ha aggiunto, con tono critico: “Bella l’idea della città dei 15 minuti… ma se il mio panettiere deve farsi un’ora di macchina per venire a lavorare, che prossimità è?”.

Rigenerare i luoghi, rigenerare le persone

Un altro filo rosso dell’intervento è stato il tema della rigenerazione: non solo urbana, ma anche culturale e umana. Elena Granata ha raccontato esperienze significative, come quella del giardino terapeutico creato al decimo piano del Policlinico Gemelli di Roma, a dimostrazione di come gli spazi possano diventare strumenti di cura. Allo stesso tempo ha denunciato derive speculative che, sotto la retorica del “non consumo di suolo”, snaturano quartieri e relazioni.

Uno sguardo femminile sulla città

Con grande chiarezza, Elena  ha parlato del contributo femminile all’urbanistica, non come rivendicazione di genere, ma come competenze legate alla cura, all’ascolto, alla quotidianità. “Papa Francesco, con la sua tenerezza e razionalità, ci mostra che il femminile non è una questione di donne, ma una forma di umanità”, ha affermato.

Una comunità che genera futuro

L’incontro si è concluso con un forte invito alla responsabilità condivisa. “Siamo disorientati – ha detto – come se avessimo imparato a digerire ogni ingiustizia. Ma la rivoluzione nasce dalle piccole cose, dai luoghi in cui possiamo pensare insieme il futuro.” La rigenerazione, ha ricordato, è prima di tutto un cambio di sguardo, un risveglio della speranza e della partecipazione. “Nessuno può stare in panchina. Tutti siamo chiamati a fare bene la nostra parte. Organizzare la speranza è il compito di ciascuno.”

Il Festincontro si è aperto con una riflessione potente e generativa, che interroga tutti – credenti e cittadini – a sognare e costruire città più giuste, vivibili e umane.

Cesare Visotti

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